venerdì 5 dicembre 2014

abbracciami sono felice


Quest’estate non ho combinato niente di buono. I soliti buoni propositi ma poi alla fine ci si abitua a tutto… alla polvere sul cruscotto, alla pila dei giornali da leggere, alle lettere sul tavolo ancora da aprire.  Così tanto per fare qualcosa,  ho aperto il cassetto, quello del mobile in entrata dove metto le chiavi e ho cercato di buttare via qualcosa di inutile. Come tutti conservo troppo del passato, una specie di ragnatela che mi impedisce di muovermi liberamente, di comperare accendini, penne e  francobolli: non so dove, ma so di averli da  qualche parte . Così sotto i clippers presi  in Spagna e le bic a quattro colori, ho trovato, in una busta turchese, una lettera di Roy.  Non lo vedo da qualche tempo, è stato il mio amico londinese fin dagli anni 80, ci siamo innamorati della stessa donna, della stessa musica, della stessa  giacca di pelle di seconda mano trovata a Kensington Market.  Ci siamo ubriacati al French Pub, storditi  a Trafalgar Square,  nei venerdi notte aspettando il 155 delle 4,38 per Morden e da lì a piedi verso Sutton   prendendo  a calci tutte le bottiglie di birra che vedevamo strisciare a terra. Roy non è su facebook, ha un telefonino  che tiene in un cassetto, ci sentiamo una volta all’anno, qualche volta riusciamo a vederci per le vacanze estive. Ecco perché conservo le sue lettere e le sue cartoline. Il suo italiano è semplice, fluido ma inevitabile arriva l'accorciamento delle vocali, un grumo che ti ferma a metà frase; mi piace questa lingua ad intervalli morse, immagini che si formano  seguendo la scia dei puntini. 
“Beppe è passato un po’ di tempo da quando ascoltavamo gli Smiths, eravamo contro le automobili, la carne , le Spice Girls, i parrucconi cotonati alla Thatcher…siamo invecchiati, abbruttiti insieme io e te negli anni … siamo cambiati come la faccia di Mickey Rourke  e che tanto ti piaceva in  “Rusty il selvaggio” di Coppola… Ti ricordi la vacanza a Parigi? Sabrina ci dette le chiavi all’insaputa del padrone di casa, uscivamo presto di casa, radendo i muri per non farci vedere dal portiere..… e tutte le volte che mi son ritrovato con un mazzo di gigli bianchi in mano o in mutande  in lavanderia, coinvolto come sempre nelle tue foto o che abbiam parlato della mia scuola di cinema e di te che ancora studiavi filosofia…So che ti sembra di aver fatto ancora cosi poco, ti senti  come achille e la tartaruga sempre un po’ indietro...ma hai dato quanto hai potuto…venivamo da  un un posto suburbano  dove molti si son persi… Io ora  lavoro nei servizi sociali, la Panasonic ogni tanto si la tiro fuori, faccio qualche ripresa ma mi manca il tempo anche se lavoro vicino a casa finalmente. Avevamo non tanto il sogno di andare in un paese diverso ma pensavamo che il mondo sarebbe cambiato, cresciuto tutt’uno con noi.  Oggi  al sabato mattina mi vedo con le borse della spesa al supermercato di Sutton e  faccio sempre il biglietto anche nell’autobus di ritorno... Good times for a change  cantava Morrissey…
 Ecco ti scrivo per dirti che io mi fermo qui.
Ieri mi ha chiamato la mia ragazza, da un po’ stava dai suoi in Scozia. Le cose ultimamente non andavano bene tra noi due…la casa era un casino, sigarette ovunque tu mi conosci sai i miei problemi con l’asma… ma questa è un’altra storia, ieri  insomma mi ha chiamato per dirmi che aspetta un figlio da me…  dice che è sicura … lo aspetta da 5 mesi ed ha deciso di tenerlo.  Sono così sorpreso e felice che la Natura abbia scelto al mio posto e  mi abbia dato ora un ruolo preciso, una vita familiare.  Lo sai che quando un uomo inizia a cadere non si risolleva mai più. Mi chiedevi sempre cosa volevo… ecco ora so cosa risponderti. Voglio amore. Solo amore. Abbracciami Beppe, sono felice.”





















 Il servizio,  grazie a Moreno Pisto e  Stefania Molteni, è stato scattato in infrarosso con  la direzione creativa/concept di Filippo La Bruna e l'aiuto di Francesco Casarotto per  la rivista Riders.

E' stato pubblicato  con il titolo "Chi ama è più forte"sul numero 68 del gennaio 2013  con un bellissimo testo introduttivo di Franco Bolelli